Il Loggiato San Bartolomeo, in corso Vittorio Emanuele, a pochi metri dalla monumentale Porta Felice che segna la fine dell’antico ‘Cassero’, era in origine parte integrante di un ospedale, edificato nella prima metà del XIII secolo dalla confraternita di San Bartolomeo.
Dalle fonti storiografiche ed iconografiche la configurazione attuale del Loggiato risale al 1608, anno in cui il viceré marchese di Vigliena patrocinò l’ampliamento del complesso, dotandolo di un grandioso cortile ed adornandone la facciata con elementi in pietra intagliati.
Ed è proprio questa parte, aggiunta in un secondo momento e probabilmente adibita prima a padiglione per la degenza dei malati infettivi, poi a ricovero per i bambini abbandonati sulla “ruota degli esposti”, che è arrivata ai nostri giorni, sottraendosi agli attacchi del tempo.
In seguito ai bombardamenti del maggio 1943, infatti, dell’antico ospedale rimase soltanto il seicentesco loggiato a due ordini, con prospetto sul Foro Umbert I, scandito da lesene che inquadrano, al primo ordine, archi a tutto sesto e, al secondo, archi dal profilo sinuoso: a coronamento una balaustra traforata che ritaglia spicchi di cielo.
Laboriosi e accurati sono stati i restauri promossi e finanziati dalla Provincia e conclusi dieci anni fa. Tutte le strutture in pietra sono state ripristinate secondo le tecniche più moderne e l’originaria profondità dell’edificio è stata recuperata e valorizzata con la realizzazione di grandi vetrate, assolutamente trasparenti, che fanno leggere l’interno come un suggestivo libro di memorie, trasformando le ampie navate in lunghi e luminosi ballatoi protesi sul mare. Gli interventi di restauro condotti dalla Provincia hanno disegnato e sancito dunque un nuovo rapporto tra il monumento e il contesto urbano circostante. Attualmente il secondo e terzo piano ospitano ampi saloni per eventi d’arte di grande rilievo, mentre il piano terra e il piano ammezzato sono stati adibiti a spazi per mostre documentarie e esposizioni fotografiche. Ma è nella pittura e nella scultura contemporanee che il San Bartolomeo ha trovato la sua vocazione più compiuta: dal 1998, anno della riapertura al pubblico, ad oggi, si sono succedute personali, antologiche e collettive di primo piano. Solo per citare alcuni nomi: Tano Festa, Renato Mambor, Emilio Greco, Giacomo Manzù, Pedro Cano, Croce Taravella, Giuseppe Modica, Piero Guccione, Gregorio Botta, Alessandra Giovannoni, Antonio Miccichè. Fino alla recente mostra di Igor Mitoraj, lo scultore franco-polacco ma ormai italiano d’adozione, che ha portato nei saloni di corso Vittorio Emanuele una summa della sua opera più apprezzata e controversa: ovvero i bozzetti preparatori per le monumentali porte in bronzo della basilica S.Maria degli Angeli di Roma (ex Terme di Diocleziano). In esposizione, anche i bozzetti delle scene e dei costumi ideati e realizzati per gli allestimenti di Tosca e Manon Lescaut.
E proprio di fronte l’ala ovest del San Bartolomeo, per suggellare il suo amore nuovo e speciale con la città di Palermo, Mitoraj ha lasciato una testimonianza permanente: una scultura in bronzo alta tre metri e battezzata Eroe elimo, dedicata al mito del soldato della Magna Grecia e idealmente alla millenaria storia del mare che si stende nel fronte del Foro Umberto I.
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