«Chissà perché gli uomini sbagliati capitano tutti a me?». Se avessi un euro per ogni volta che nella vita ho sentito una donna pronunciare una frase del genere, ora potrei permettermi di fare quello che ho sempre sognato: stare tutto il giorno in costume, al mare. Invece eccomi qua, a cercare di capire. Non sono uno psicologo, un sociologo o uno studioso della mente umana. Sono un uomo di 43 anni — e un avvocato, ma questo è secondario — che come qualsiasi altro ha avuto la fortuna (quasi sempre) e la sfortuna (qualche volta) di relazionarsi con il mondo femminile. Ascoltando e imparando dalle mie e dalle altrui esperienze, ho tratto alcune considerazioni.
Capirsi è la parola chiave, il vero segreto della longevità della coppia felice. E visto che, se aspettiamo che siano gli uomini (me compreso) a capire le donne allora buonanotte ai suonatori, quello che possiamo fare è cercare di spiegare senza mezzi termini alle donne come sono fatti questi benedetti uomini. Un uomo è semplicemente un uomo e va preso così com’è. Non è il principe azzurro, non è il cavaliere senza macchia che vi capisce al primo sguardo. Anche quello più sveglio, non sarà mai la materializzazione di quell’ideale che ogni donna ha creato nella propria testa. Non ne sarà mai all’altezza. Più di una volta ho sentito dire, di solito da donne vicino ai 40: «Ho smesso da un pezzo di cercare l’uomo giusto». Paradossalmente, le donne che hanno smesso di cercare l’uomo giusto sono proprio quelle che l’hanno trovato, sono quelle che dal sogno sono scese sulla terra. Certo, non tutti sono uguali, qualcuno vi assomiglierà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi capirà di più e qualcun altro meno, qualcuno vi stimolerà di più e moltissimi altri meno. Ma nessuno sarà mai perfetto. Questo non giustifica la generale sfiducia nei rapporti di coppia, semplicemente perché di uomini pronti a guardarvi come se non ci fossero altre donne al mondo ce n’è sempre uno più vicino di quanto pensiate. Questi uomini, a differenza dell’uomo giusto, esistono eccome, e sono quelli veramente innamorati.
«Ma che belle scarpe!»
Gli uomini sono esseri semplici, semplicissimi. Un uomo non ha un «modo» in cui ti guarda: o ti guarda o non ti guarda. Un ragionamento tipo: «Lui mi ha chiesto il numero di telefono e io gliel’ho dato, ma forse troppo presto o forse troppo tardi, forse sono stata troppo aggressiva e gli ho messo paura o forse sono stata troppo restia, avrà capito che non sono interessata e quindi non mi chiama… e adesso cosa faccio? Se lo chiamo sembro sfacciata; allora aspetto. E se non chiama? Perché non chiama? Oddio, panico!» non farà mai parte della mente di un maschio. O vi chiama o non vi chiama. Punto.
La semplicità degli uomini si riflette soprattutto sul fronte della comunicazione. Le donne comunicano molto bene sul piano verbale e non verbale e hanno una intelligenza emotiva enormemente più sviluppata di quella del maschio. Sta di fatto che se raccontiamo una bugia ad una donna e lei ci crede, o aveva già deciso di crederci oppure, in cuor suo, ci ha già perdonato. Se no, una donna non la freghi. L’uomo invece ha una capacità di decodificare i gesti, le espressioni del viso, i toni della voce estremamente più limitata. Comprende molto meglio le parole di quanto non comprenda i gesti o le espressioni del volto ed è decisamente più interessato al messaggio in sé che al modo di veicolarlo. Ho sentito donne interrogarsi a lungo su cosa potessero significare i tre puntini di sospensione alla fine di un messaggio o su «cosa avrà voluto dirmi». Ebbene, la vera verità è: niente. Quello che vuole dire, di solito, è esattamente quello che ha detto e solo quello che ha detto, niente di più e niente di meno. Uomini e donne parlano in modo diverso, pensano e capiscono in modo diverso. La stessa cosa, la stessa situazione, persino la stessa frase se esce dalla bocca di un uomo o di una donna spesso ha due significati differenti. Se una donna dice a un’altra: «Ma che belle scarpe!», la frase completa è: «Ma che belle scarpe, dove le hai comprate, le voglio anch’io». Se un uomo dice a una donna: «Ma che belle scarpe!», il più delle volte la frase completa è: «Ma che belle scarpe, staresti bene solo con quelle addosso». Questa differenza può creare notevolissimi problemi di comprensione reciproca, perché se volete davvero farvi capire da un uomo dovete mettervi in testa che non siete davanti a un’altra donna, ma a un soggetto diverso: quasi come se foste davanti a uno straniero che parla un’altra lingua. Se vi ostinate a parlargli nella vostra, potrà anche non capirvi. E non è colpa sua, è assolutamente normale, è fatto così.
Venti chilometri più avanti
Le donne si guardano, e molto: a volte si fanno reciprocamente una specie di check up in due secondi: dalla testa ai piedi poi di nuovo su, dai piedi alla testa. Tipo risonanza magnetica. Alle donne piace un’altra donna quando è elegante, discreta, fine. Quelle che invece esibiscono una femminilità un po’ troppo esplicita, quelle dalla bellezza appariscente, alle donne tendenzialmente non piacciono. Per gli uomini il discorso è un tantino diverso. L’eccessiva sobrietà, l’essere troppo fine e graziosa, tendenzialmente fa colare l’eros a picco come il Titanic. La bellezza volgare eccita. E il concetto maschile di volgarità applicata alla femminilità, cioè il limite oltre il quale l’uomo avverte l’esagerazione, e quindi oltre il quale l’effetto diventa negativo, è spostato mediamente venti chilometri più avanti del vostro.
Ciò che una donna considera già volgare, nel novanta per cento dei casi è considerato sexy da un uomo. Pertanto non fate l’errore di chiedere consigli su cosa è sexy e cosa no a un’altra donna. Piuttosto chiedetelo a un uomo, perché lui non soltanto lo sa per istinto, ma sarà di sicuro sempre sincero (gli uomini in certi casi non ce la fanno proprio a trattenersi). La sessualità maschile era ed è rimasta di tipo visivo. In un uomo l’attrazione fisica immediata inizia a cinquanta metri di distanza da una donna, quindi non può avere nulla a che fare con il temperamento. Per un uomo non c’è alcuna correlazione fra l’intelligenza femminile e il desiderio sessuale, né in senso positivo, né in senso negativo: sono due cose che non c’entrano nulla. Moltissime donne mi hanno detto che se si trovassero a cena con l’uomo più bello del mondo e si dovessero accorgere che è un completo cretino, la probabilità che ognuno dorma a casa propria sarebbe altissima. L’uomo tendenzialmente non funziona così: ovvero è più che probabile che nella situazione uguale e contraria un maschio voglia comunque tentare di concludere anche se con la peggior oca patentata, con la quale fuori dal letto non avrà nulla in comune.
Con passo deciso verso la sua scrivania
Un pazzesco e deleterio luogo comune è quello legato all’iniziativa femminile: una donna che prende l’iniziativa, sia in termini di approccio che sessuale, rischia di avere una scarsa considerazione nella mente maschile. Tutte frottole. Ma, se decidete di farlo, fate attenzione: ciò che a voi sembra già molto esplicito per l’uomo medio potrebbe non esserlo affatto. Quindi provateci, provateci senza ritegno. Dirigetevi dritte alla sua scrivania, guardatelo negli occhi e invitatelo fuori a cena. Senza paura. Cosa succede in questo caso nella testa di un uomo?
L’uomo è lento e avrà bisogno di qualche istante per metabolizzare. Tenete duro e non spaventatevi perché passato il primo momento e l’effetto sorpresa, se ha anche un minimo di interesse per voi (ma si potrebbe dire anche se non ci ha mai pensato prima ma gli andate comunque a genio) avrete ciò che volete. La storia dell’uomo intimidito dall’iniziativa femminile è una sciocchezza. Un uomo che non ha problemi con la propria integrità psicologica e sessuale è tutt’al più divertito dall’essere per una volta preda, anzi, la cosa è anche piuttosto eccitante, direi quasi irresistibile. E anche nel caso in cui la cosa non vada in porto, l’uomo declinerà comunque con un sorriso, con la felice consapevolezza di essere stato voluto, cercato, desiderato ed è una cosa che non capita tutti i giorni e che da un lato rallegra l’umore e ben dispone, dall’altro, cosa assai più importante, scatena comunque l’ammirazione nei vostri confronti per avere avuto il coraggio di farvi avanti.
Sono tempi, questi, di grande sfiducia verso il sesso opposto, in cui si fa fatica a chiudere gli occhi e buttarsi, tempi in cui, scottati dalle storie andate male, ci si avvicina o riavvicina all’amore con diffidenza, e dando di noi solo quel tanto che basta per non soffrire in caso di ulteriore fallimento. La verità è che lasciarci andare fa paura, amare fa paura, l’idea di appartenere a qualcuno ci terrorizza e la prospettiva di essere felici ancora di più. Abbiamo preso delle batoste, abbiamo affrontato dei fallimenti e abbiamo sofferto. E allora? Quante volte abbiamo fatto un colloquio e ci hanno risposto «le faremo sapere»? Quante volte abbiamo cambiato casa, città, amici? E però le cose nella vita non vengono quasi mai da sole. Perciò prendiamo il coraggio a quattro mani e lasciamoci andare, lasciamoci prendere.
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