martedì 1 luglio 2014

FOTOGRAFIA: 17 maggio 2013 - 7^ tappa del Cammino - da Navarrete a Santo Domingo della Calzada

















































 Usciamo da Navarrete costeggiando la cooperativa Vitivinicola de Sotés attraversiamo la strada per Sotés e proseguiamo lungo una strada asfaltata parallela alla A-12. Circa tre chilometri prima di Nájera si trova il Poyo (collina) di Rolando una piccola elevazione che rievoca la mitica vittoria di Rolando sul gigante musulmano Ferragut. Una costruzione a cupola circolare di pietra che serviva come rifugio agli agricoltori è posta sul poyo. Racconta la leggenda: Rolando arrivò a Nájera per liberare i cavalieri cristiani che Ferragut, gigante Siriano discendente di Golia, teneva prigionieri nel suo castello. Ferragut, era più forte di Rolando e sconfisse i migliori guerrieri di Carlo Magno. Un giorno, dalla collina (il Poyo) Rolando vide il gigante seduto sulla porta del castello, prese una pietra rotonda che pesava più di 20 kg e gliela scagliò contro colpendolo in fronte, uccidendolo. Da allora il dosso si chiama, Podium o collina, di Rolando. Un'altra versione della leggenda dice che Rolando dopo uno scontro con Ferragut, gli conficcò un pugnale nell'ombelico, l'unico posto vulnerabile del gigante. In questo modo, le truppe di Carlo Magno poterono liberare Nájera. Il rio Najerilla chiude la città vecchia, addossata alle rocce di colore rosso e sviluppatasi intorno al monastero e la chiesa di Santa Maria la Real del 1052.
Usciamo da Najera percorrendo una pista argillosa e dopo breve passiamo sopra l'arroyo de Pozuelos o Valdecañas fino a giungere nuovamente su una pista asfaltata che porta direttamente fino ad Azofra. Il paesino fin dalle origini è parte integrante del cammino come testimonia la presenza di un hospital dal 1168 e di un cimitero per pellegrini. Arriviamo ad Azofra lungo la Calle Mayor dove mangiamo un panino in un bar. All'uscita della cittadina percorriamo un breve tratto della LR-206 e troviamo la fuente de los Romeros. Proseguiamo verso sinistra e ci inoltriamo in quello che sarà il nostro percorso di tappa. Interessante dopo poco più di 1 km, la picota de mediados del XVI secolo una colonna dove si legavano i condannati dalla giustizia. Il paesaggio è un'esplosioni di campi di grano, vigneti di colori della natura. Lunghi tratti di terra battuta dritti attraversano le coltivazioni e al termine di uno di questi troviamo un'area di sosta. Poco più avanti entriamo nell'area del Golf Club Cirueña un complesso residenziale alla periferia di Cirueña con un grande campo da golf. Attraversiamo l'abitato percorrendo la calle Barrio Bajero e dopo un breve tratto di strada entriamo in una pista sterrata nuovamente tra i campi di cereali che soavemente ci porta fino a Santo Domingo de la Calzada da dove come un faro spunta la torre barocca della stupenda Cattedrale. Giungiamo al centro della città dove si trova il rinomato ostello passando per calles 12 de mayo y Mayor.
Santo Domingo de la Calzada una delle città simbolo del cammino, fondata a ricordo di Santo Domingo nel 1044 che costruì un ponte sopra il rio Oja per facilitare il cammino dei pellegrini. Molto conosciuta la leggenda del gallo e la gallina che ricordano il famoso miracolo: Attorno al 1300, una copia marito e moglie di Colonia, in pellegrinaggio a Santiago con il loro giovane figlio poco più che adolescente, ma molto sveglio a quel che pare, presero alloggio nella locanda del paese. La figlia della locandiera si invaghì del giovane, ma questi per timore dei genitori, resistette alle sue seduzioni. La giovane allora, per vendetta, nascose nel sacco di lui unvaso d’argento e alla sua partenza, lo accusò di furto. Catturato, fu condannato a morte per impiccagione. I genitori distrutti dal dolore ma pieni di fede continuarono il loro pellegrinaggio.
Di ritorno passarono per la stessa locanda dove trovarono il figlio vivo e vegeto. Questi raccontò loro che a salvarlo era stato proprio San Giacomo il quale durante l'esecuzione capitale lo sostenne per i piedi impedendo al capio di serrargli il collo. Il padre incredulo e convinto di essere stato turlupinato dal figlio desideroso solo di rimanere con la giovane locandiera, sentenziò che avrebbe prestato fede al suo racconto, solo se i due galletti arrostiti che gli erano stati serviti per la cena, e messi in bella mostra sulla tavola imbandita, fossero tornati anch'essi in vita. Subito i galletti si alzarono, ripresero le piume e si misero a cantare. Da allora un gallo e una gallina bianchi (oggi offerti da famiglie locali e sostituiti ogni 15 giorni) sono posti in una gabbia all’interno della chiesa. Nel medioevo i pellegrini ne raccoglievano le piume cadute e le esibivano sui loro cappelli. Oggi la gabbia è in stile tardo gotico, con rete dorata, in linea con lo stile della cattedrale. Quando un pellegrino entrato in chiesa, sente il canto del gallo è considerato di buon auspicio per il resto del viaggio fino a Santiago.