martedì 1 luglio 2014

FOTOGRAFIA: 29 maggio 2013 - 19^ tappa del Cammino - da Santa Catalina de Somoza a Molinaseca
























































































Attraversiamo il villaggio lungo calle Real e riprendiamo il cammino sulla pista parallela alla strada CV-192-4 che in lieve salita ci porta fino al paesino di El Ganso. Antico e semiabbandonato villaggio che prende vita soprattutto in estate grazie al passaggio dei pellegrini. Caratteristiche le case con il tetto di paglia di segale (Pallozas) un antichissimo sistema per la copertura. La chiesa dedicata a Santiago, conserva una statua del santo del XVI secolo, vestito da pellegrino. Nell'atrio c'è una cappella nota come del Cristo e del pellegrino come già citato nel secondo libro " Peregrinaciones a Santiago de Compostela". Proseguiamo il cammino oltre El Ganso lungo un bel tracciato in terra battuta parallelo alla strada CV-192-4 e dopo circa 1 km troviamo un'area di sosta attrezzata con tavoli e panche ... un po' troppo esposta al sole. Il cammino prosegue sempre in parallelo alla strada e alcuni preferiscono camminare sull'asfalto dal momento che la strada è poco trafficata, per evitare la polvere e i ciotoli del tracciato. Dopo circa un'ora di marcia si arriva ad un bivio e noi procediamo a sinistra per Rabanal del Camino. Ci si allontana dalla strada per un tracciato tra arbusti e alla nostra destra troviamo una recinzione in rete dove, come a Logroño, i pellegrini intrecciano dei rametti di legno a formare una croce e ce ne sono centinaia. Quando ci si ricongiunge nuovamente alla strada alla nostra sinistra vediamo il monumentale Rovere del pellegrino conosciuto con il sopranome di carballo (Rovere in Galego) de Fonso Pedredo. Poco più avanti a sinistra troviamo la ermita del Cristo de la Vera Cruz del XVII/XVIII secolo. Si entra così in Rabanal del Camino già citato come località di tappa dal Codex Calistinus. Nel medioevo Rabanal era un avamposto dei Templari di Ponferada che proteggevano i pellegrini sul cammino. Nella casa de las Cuatro Esquinas ospitò Felipe II re di Spagna nel XVI secolo, durante la sua peregrinazione a Santiago e la leggenda dice che di qui passò anche Carlo Magno con i suoi fedeli paladini. Lungo la calle Real si può vedere la cappella de San José e l' Hospital de San Gregorio. Nella parte più alta del paese si può contemplare la chiesetta parrocchiale de la Asunción uno dei pochi esempi di stile romanico che si possono incontrare in questi luoghi. Se come prevede la tappa, ci si vuole portare fino a Foncebadon è bene soprattutto in inverno assicurarsi che gli ostelli siano aperti, altrimenti Rabanal offre mol-
te possibilita per dormire e mangiare. Si esce da Rabanal e dopo aver raggiunto un lavatoio, si entra in un sentiero tra cespugli. Più avanti troviamo un abbeveratoio e camminiamo per un tratto sulla strada LE-142 da dove possiamo svolgere lo sguardo indietro verso un belvedere su Astorga ... ma nebbie e nuvole non lo permetteno. Si giunge quindi camminando su di un piacevolissimo tracciato, a Foncebadon meta dell nostra
tappa e una croce di legno da il benvenuto. Il Paese è da tempo abbandonato, ma grazie al cammino sta conoscendo una nuova vita. Nel X secolo Ramiro II de León convocò qui un concilio e nel XI secolo un eremita di nome Gaucelmo costruì un Albergueper i pellegrini.Oggi si tocca il punto più alto del cammino (1504 m slm) e forse anche uno dei più simbolici del cammino: La Cruz de Hierro. Lasciamo il suggestivo borgo di Foncebadon percorrendo la strada centrale che scorre tra i ruderi della case e la chiesetta la cui torre campanaria riceve per prima i raggi di sole del mattino. Passando davanti alle antiche rovine dell'ostello di Foncebadon del XI secolo che troviamo alla nostra sinistra, è facile andare con la mente indietro nei secoli ed immaginare i pellegrini di un tempo quando calpestavano queste stesse piste. Più avanti il cammino procede parallelo alla strada LE-142 che più volte nell'arco della giornata incroceremo. Giungiamo dopo circa mezz'ora di cammino alla Cruz de Hierro (Ferro). Un lungo palo di legno con in cima una piccola croce
di ferro e ai piedi un cumulo di pietre. Sono le pietre che i pellegrini portano. Chi dal proprio paese chi raccogliendole lungo il cammino. Rappresentano i ricordi, i fardelli di cui i pellegrini vogliono liberarsi, i pesi, i dolori le sofferenze di una vita. E' un gesto di liberazione che replicato migliaia e migliaia di volte, ha creato questa montagnola. Una sosta ed una riflessione sono d’obbligo e sopratutto depositiamo i sassi che ognuno di noi ha portato ed anche lla missiva di Santina Delfino ed un sasso a forma di cuore di Maria Pia Contino.
Lasciamo questo luogo suggestivo e carico di energie e procediamo lungo lo splendido sentiero parallelo alla strada. Arriviamo a Manjarin altro luogo mitico del cammino. Tra i ruderi di vecchie abitazione abbandonate, resiste ancora un "refuge" particolare gestito da uno dei personaggi più caratteristici del cammino, Tomás Martínez "el Hospitalero Templarios. L'itinerario prosegue quasi sempre in parallelo alla strada principale, salvo che in alcuni tratti per tagliare certe curve e per un lungo tratto corre pianeggiante lievemente in salita
fino a raggiungere una base militare per le trasmissioni radio ora abbandonata. Dopo 1 km dalla base militare si comincia a scendere con pendenze anche forti fino ad arrivare a El Acebo, splendido paesino con case di pietra e tetti in ardesia. E' la prima località del Bierzo, ben nota nel cammino come documenta Juan Uría uno storico del cammino, tanto che in un passato remoto, gli abitanti vennero esentati dai tributi al Re in cambio della collocazione di 800 picchetti che dovevano segnare il cammino dei pellegrini. Nella "tienda" de Joséfa si preparano degli ottimi "boccadillos": Dice Josefà " il mejor boccadillos está preparado al estilo italiano: pan, un poco de aceite, tomate y jamón o queso"..., ma soprattutto sono la sua passione per i pellegrini e il suo sorriso che rendono ancora più buono il panino. Uscendo da El Acebo una scultura ricorda un pellegrino
tedesco Heinrich Krausse morto sul cammino. Dopo un'ora scarsa di cammino si arriva a Riego de Ambrós. Attraversiamo in tutta la sua lunghezza il paese passando per plaza San Sebastián dove troviamo l'albergue e una fontana. Si continua scendere lungo la valle dell'arroyo de Prado in direzione Molinaseca. Il cammino
diventa tortuoso e difficoltoso fino a quando uscendo da una sparuta boscaglia di pioppi si arriva ad imboccare la strada LE-142 proseguendo sulla quale poco dopo alla nostra destra troviamo il santuario della Madonna Addolorata (fine del XVII secolo). Entriamo a Molinaseca attraversando il bellissimo ponte mediovale sul fiume Meruelo. Località molto nota e turisticamente frequentata come testimoniano i numerori Hotel, negozi e ristoranti che incrociamo lungo la via principale la Calle Real.
Qui passiamo la notte.