Riprendiamo la via del cammino che ci porta ad imboccare la strada statale N-120. Attraversiamo il río Cueza proseguiamo lungo un "andadero" che corre parallelo sulla sinistra della della strada. Lungo la strada incrociamo Santa María de las Tiendas, un antico Hospital. Più avanti riattraversiamo nuovamente la statale N-120 per entrare in Ledigos un piccolo paese con bar e albergue. Un ultimo strappo ci porta fino a Terradillos de los Templarios paese che prende il nome dai cavalieri templari che presidiavano in questo
luogo, l'ormai scomparso hospital de San Juan. Attraversiamo Calzadilla de la Cueza piccolo paese di 55 abitanti con numerose testimonianze di età romana come la "via Aquitania". Nella chiesa parrocchiale di San Martin si conserva una bella pala d'altare XVI secolo che proviene dall'antico monastero di Santa María de la Tiendas il cui nome (tiendas) deriva dal mantello di tela che i pellegrini usavano per coprirsi, Ledigos piccolo paese di 80 abitanti. La chiesa parrocchiale consacrata a Santiago, conserva al suo interno tre immagini differenti del santo: Matamoros, Apostolo e pellegrino. Come in altre località della zona si possono vedere le "palomars" (piccionaie) Di forma quadrata o circolare costruite in mattoni per allevare i piccioni che costituiscono una "prelibatezza" culinaria dei luoghi, Terradillos de los Templarios nella chiesa parrocchiale di San Pedro si conserva un crocefisso del XIV secolo. Lasciamo Terradillos de los Templarios percorrendo una pista in ghiaiosa che dopo circa 1,5km si butta nell'asfatlo della provinciale P-905 (siglata anche come P-973). Dopo un breve tratto di questa strada si ritorna nuovamente in "pista" su un tracciato che attraversa campi di cereali costeggiato da una fila di pioppi disposti lungo l'arroyo de San Juan y de la Huelga. A Moratinos penultimo paese della provincia di Palencia incontriamo le prime "bodegas" (cantine) scavate nella terra e le case costruite con mattoni impastati con di argilla e paglia. A Moratinos troviamo il simpatico tavolo preparato sopra una botte con un bel contenitore termico di caffè e biscotti, per i pellegrini. Un cartello diceva:" Prendi un sorso se vuoi, lascia un'offerta se puoi, prendi quello che ti serve se hai bisogno." Uno dei tanti bei esempi della filosofia del cammino. Sempre a Moratinos nella chiesa de Santo Tomás de Aquino del XVI secolo c'è una scultura della Vergine con Gesù bambino dello stesso periodo. Dopo 2,5 km giungiamo a San Nicolás del Real Camino, ultimo paese della provincia di Palencia. Questo piccolo borgo dove tra l'altro troviamo bar, ristorante e un albergue, è citato nella storia del cammino già a partire dal XII secolo come riporta José María Lacarra nel secondo capitolo de Las Peregrinaciones a Santiago de Compostela: "... in San Nicolas del Real Camino nel secolo XII c'era un lebrosario gestito da canonici di San Agostino ..." Usciamo da San Nicolas del Real Camino, superiamo il río Sequillo e prendiamo il percorso per i pellegrini che corre parallelo alla statale N-120. Un centinaio di metri più a nord corre l'Autostrada A-231 detta del camino de Santiago. Lungo questa via, passiamo il confine che ci porta nella
provincia di León. Il cammino prosegue parallelamente alla statale N-120. Ad un certo punto ci portiamo dall'altra parte della strada e dopo aver superato il río Valderabuey sopra un ponte di pietra entriamo in un'area verde con alberi e tavoli per la sosta dove si trova la ermita de la Virgen del Puente in stile romanico/mudéjar (percorsi 10,3km). Il cammino prosegue verso la vicina Sahagún Si evita l'attraversamento della N-120 con un sotopasso ed entriamo in città lungo la calle Ronda de Estación transitando in prosimità dell'albergue Municipal. Sahagún è la città dei santi Facundo e Primitivo, legionari romani convertiti al cristianesimo che furono martirizzati ed annegati nel fiume Cea ai tempi di Diocleziano. Nel medioevo, Sahagún era sotto l'influsso totale del monastero di San Benito, detto il Cluny spagnolo
(dal notissimo monastero francese di Cluny da cui i frati clauniacensi). La dominazione del monastero sulla popolazione di Sahagùn era tale che arrivò ad imporre penitenze come la proibizione di mangiare carne, obbligando la gente a comprare il pesce dai monaci stessi che praticavano la pescicoltura. Dice la leggenda che davanti a questa imposizione la gente cominciò a gettare i maiali nel fiume per poterli pescare e mangiarli come pesce senza rompere la penitenza. Da vedere sono la Iglesia de San Lorenzo del XIII secolo, in perfetto stile mudéjar cioè con l'utilizzo del mattone anzichè della pietra di cui la zona era povera. La Iglesia
de San Tirso delle stesse caratteristiche di quella di San Lorenzo e in fine l' Arco de San Benito in stile barocco del XVII secolo che sostitui una porta romanica del monstero di San Benito ormai in rovina.Passiamo la notte nell'albergue municipalegestito da due fratelli molto simpatici e sopratutto molto altruisti, cena collettiva a base di paella eper finire ringraziamento a Gesù e canzoni popolari nazionali.